Oggi si celebra la festa dell''Epifania.
Associamo sempre questa festività ad un'iconografia fissa: una vecchina con un gonnellone scuro, grembiule, scialle, testa ricoperta con un fazzoletto o un cappello, ciabatte consumante che va in giro con la sua scopa per le case della città a portare doni ai bambini.
Eppure la parola Epifania non allude proprio alla presenza della vecchina simpatica e, tutto sommato generosa. La parola Epifania viene dal greco ἐπιφάνεια (epipháneia) che a sua volta viene dal verbo ἐπιφαίνω (epiphàino), composto da ἐπι che significa "dall'alto" e φαίνω che significa "mostrare".
In realtà si rifà alla prima manifestazione e apparizione pubblica di Cristo dopo la sua nascita, evento a cui resero omaggio i Re Magi con i loro tre celebri doni: oro, incenso e mirra.
Ma ancor prima di Gesù, in greco si usava già la parola in ambito religioso per indicare quelle feste, le "Epifanie", dedicate ad una particolare divinità che per l'occasione si manifestava, anche se solo all'interno di un tempio.
Gli Antichi romani poi associavano l'Epifania a quelle figure femminili che nelle dodici notti fantastiche volavano sui campi appena seminati, guidati da Diana o da Abundia, per propiziare i raccolti.
Fu la Chiesa successivamente a condannare tali rituali considerandole credenze pagane e di influenze sataniche ma il popolo non smise mai del tutto di credere a queste figure che vagabondano di notte a portare fortuna e benefici e tali sovrapposizioni di immagini e personificazioni sfociarono poi nel Medioevo nella figura della Befana, tra l'altro storpiatura della parola Epifania.
L'epifania è comunemente considerata l'ultima festa del Tempo di Natale, a causa del detto "L'Epifania tutte le feste porta via". In realtà questo è vero solo per quanto riguarda le vacanze natalizie, poiché invece, secondo il calendario liturgico, la vera ultima festa del Tempo di Natale è il Battesimo di Gesù, che viene festeggiato la prima domenica dopo l'Epifania.
Associamo sempre questa festività ad un'iconografia fissa: una vecchina con un gonnellone scuro, grembiule, scialle, testa ricoperta con un fazzoletto o un cappello, ciabatte consumante che va in giro con la sua scopa per le case della città a portare doni ai bambini.
Eppure la parola Epifania non allude proprio alla presenza della vecchina simpatica e, tutto sommato generosa. La parola Epifania viene dal greco ἐπιφάνεια (epipháneia) che a sua volta viene dal verbo ἐπιφαίνω (epiphàino), composto da ἐπι che significa "dall'alto" e φαίνω che significa "mostrare".
In realtà si rifà alla prima manifestazione e apparizione pubblica di Cristo dopo la sua nascita, evento a cui resero omaggio i Re Magi con i loro tre celebri doni: oro, incenso e mirra.
Ma ancor prima di Gesù, in greco si usava già la parola in ambito religioso per indicare quelle feste, le "Epifanie", dedicate ad una particolare divinità che per l'occasione si manifestava, anche se solo all'interno di un tempio.
Gli Antichi romani poi associavano l'Epifania a quelle figure femminili che nelle dodici notti fantastiche volavano sui campi appena seminati, guidati da Diana o da Abundia, per propiziare i raccolti.
Fu la Chiesa successivamente a condannare tali rituali considerandole credenze pagane e di influenze sataniche ma il popolo non smise mai del tutto di credere a queste figure che vagabondano di notte a portare fortuna e benefici e tali sovrapposizioni di immagini e personificazioni sfociarono poi nel Medioevo nella figura della Befana, tra l'altro storpiatura della parola Epifania.
L'epifania è comunemente considerata l'ultima festa del Tempo di Natale, a causa del detto "L'Epifania tutte le feste porta via". In realtà questo è vero solo per quanto riguarda le vacanze natalizie, poiché invece, secondo il calendario liturgico, la vera ultima festa del Tempo di Natale è il Battesimo di Gesù, che viene festeggiato la prima domenica dopo l'Epifania.
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