Nato ufficialmente nell'Île-de-France, la regione francese in cui si trova Parigi, con il coro dell'Abbazia di Saint-Dénis (1144), l'architettura gotica deve la sua fortuna ad una diversa concezione della muratura. Se infatti lo stile romanico, che fino ad allora aveva imperato per tutta Europa (e che per qualche secolo convisse, specie in Italia, con il nuovo stile transalpino), si basava su una muratura massiccia e pesante, che lasciava poco spazio alla realizzazione di finestre (dato il peso, se ve ne fossero state troppe, la struttura sarebbe crollata), il gotico si focalizzò, invece, sullo svuotamento della muratura e sull'alleggerimento strutturale, pur assicurando la medesima solidità, seppur per mezzo di altri accorgimenti. Di qui l'impiego dell'arco ogivale, l'invenzione degli archi rampanti, che fungevano da supporto alla spinta laterale della volta, non avendo dei muri solidi su cui poggiare, l'erezione di poderosi piloni, pinnacoli, contrafforti e guglie etc... il tutto con il solo intento di permettere l'apertura di finestre sempre più grandi e sempre più numerose, da istoriare con i colori più disparati.
La cosa che più meraviglia di queste strutture è che, nonostante il loro "eclettismo" ante litteram, il loro apparente "disordine", dato dalla folla muta quanto festosa delle statue, è in realtà un tutto organico e razionale: nessun particolare è lasciato al caso; tutto contribuisce alla solidità dell'edificio; togliete anche una mattonella e il complesso crollerà; private la litica folla di uno dei suoi compagni ed essa vi rovinerà addosso come per vendicarsi. La "cattedrale" rappresenta la perfezione del'Universo, la Gerusalemme Celeste dove ogni essere umano cesserà finalmente di essere imperfetto e fallibile. In quanto a razionalità, l'architettura gotica può benissimo fronteggiarsi a pari merito con quella classica.
Eppure... non tutti la pensarono così. Quando infatti esplose il Rinascimento, in cui il recupero dei razionali canoni estetici classici divenne la regola, i pur colti uomini del quattrocento e del cinquecento ritennero di vedere in quelle costruzioni del loro recentissimo passato dei mostri di disordine, pur dimenticando quanto anch'essi si basassero su una razionalità non seconda a quella da costoro tanto elogiata.
Il termine "gotico" infatti risale proprio al Rinascimento. Prima d'allora, per via della sua origine transalpina, veniva chiamato per lo più "opus francigenum", ovvero (Venezia) "modo di costruire alla tedesca". L'epiteto "gotico" si deve invece a Giorgio Vasari, il celebre storico dell'arte (nonché pittore e architetto lui stesso), che, riconoscendo nell'antico stile il disordine, contrapposto all'equilibrio e alla purezza dello stile classico, coniò il termine sulla base del nome Goti, un'antica popolazione germanica tra quelle che invasero l'Impero Romano nella tarda età antica, portandolo alla rovina. L'uso che fece Vasari di questo termine aveva quindi connotati puramente spregiativi, come a dire che quest'arte era assolutamente "barbara", "capricciosa", se non addirittura "rozza".
Stupisce come uomini colti della levatura del Vasari e di altre grandi menti del Rinascimento non abbiano invece ammirato nel "gotico" quella razionalità che ha permesso agli anonimi architetti medievali di elevare al cielo costruzioni tanto arditamente slanciare, tanto apparentemente fragili, ma al contempo tanto solide e incrollabili.
La perdita della connotazione negativa del termine risale alla seconda metà del Settecento quando, prima in Inghilterra e in Germania, si ebbe una rivalutazione di questo periodo della storia dell'arte, che si tradusse anche in un vero e proprio revival (il Neogotico), che attecchì gradualmente anche in Francia, in Italia e parte dei paesi anglo-sassoni.
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