L’Odissea
non ci fornisce una descrizione fisica di queste creature, ma possiamo ricavare
le loro fattezze dalle numerose raffigurazioni che i greci ci hanno lasciato.
Esse, però, non ce le rappresentano in forme "ittiomorfe"
(cioè dalle fattezze di un pesce ---> ἰχθύς, "ikthys",
"pesce"; μορφή, "morfé", forma), come si potrebbe
comunemente pensare, bensì… “ornitomorfe” (da ὄρνις, -ιθος, "Ornis,
-itos", uccello)!
Questa particolare immagine è dovuta al fatto che per i greci
il canto delle sirene non era un richiamo di matrice erotica, bensì fonte di
sapienza e conoscenza, come del resto si evince dal testo dell’Odissea, dove
Odisseo, rinomato per la sua insaziabile curiosità, accettò il rischio di ascoltare
ciò che le sirene avevano da dirgli. Ciò avvicinava quindi le sirene alla sfera
divina e quindi alla sapienza e alla sicurezza che essa garantiva e per tale
motivo avevano quindi le fattezze di creature del cielo.
Quando e come, invece, le sirene hanno incominciato ad
assumere l'aspetto attuale che tutti conosciamo? Il periodo è certamente il
medioevo, a cui risalgono le prime raffigurazioni di sirene ittiomorfe (spesso
"bicaudate", cioè con due code, come Tritone, figlio di Poseidone ed
Anfitrite, l’unico mostro greco ad avere effettivamente queste fattezze) e
l'influsso è certamente nordico-germanico. E' infatti a questa tradizione che
si riallacciano figure simili alla sirena odierna, come le nixe (dal
protogermanico "nikwus/nikwis" ---> cfr. sanscrito "nḗnēkti",
"lavare") e le ondine (o "undine", importate dalla
tradizione latina ---> da unda "onda"), poiché nella mitologia
greca, le uniche creature mitologiche legate all'acqua (principalmente naiadi,
nereidi, oceanine) sono sì presentate come donne bellissime, ma senza
particolari addizioni zoomorfe.
Tale evoluzione probabilmente è spiegabile attraverso proprio
la scelta del mare al posto del cielo. Se, infatti, il cielo rappresenta la
vicinanza alla divinità, il mare rappresenta il torbido, l'ignoto e, pertanto,
il luogo della natura selvaggia e del peccato. Non a caso Tritone, che come
dicevamo è l'unico vero mito ittiomorfo greco, era simbolo di sfrenato impulso
sessuale. Da qui discenderebbe, dunque, l'idea della sirena come creatura
connotata da una forte carica erotica che, pertanto, viene
"trasferita" dal cielo al mare. L'immaginario comune si è poi
stratificato nel corso dei secoli, consolidandosi anche per mezzo di fiabe, e
altre storie fantastiche, come la celebre "Sirenetta" del danese Hans
Christian Andersen (non a caso la "Sirenetta" è oggi anche simbolo di
Copenaghen), trasposta poi in una versione animata dalla Walt Disney.
Tuttavia, l'odierna figura delle sirene mantiene ancora l’originale
elemento greco del canto, tipico più degli uccelli che dei pesci (che invece è
risaputo essere "muti").
Per quanto riguarda, infine, l'etimologia della parola
"sirena", essa deriva dal termine greco Σειρήν, "Seirḗn"
(plurale Σειρῆνες, "seirênes"), di incerta origine. Taluni hanno
avanzato l'ipotesi che il termine vada ricollegato all'aggettivo σείριος,
"séirios" (splendente, ardente, da cui anche Sirio ---> cfr.
sanscrito "Sūrya", sole), che farebbe quindi delle sirene degli
spiriti o dei demoni di mezzogiorno (l'ora più calda e quando il sole splende di più, appunto). Altri
legano il termine a σειρά, "seirà" ("corda",
"fune"), riprendendo il fatto che le sirene "legano" a sé i
naviganti e li irretiscono. Infine, l'ipotesi più semplice si basa su un origine
semitica dal verbo "sir", "cantare".
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