giovedì 20 agosto 2015

Etimologia delle Parole: CRITERIO





E' cosa ormai risaputa che nel latino e nel greco si nascondono molto spesso le origini di parole usate oggi nel nostro parlato quotidiano. E' un po' meno risaputo però, ma pur sempre vero, che tali parole sono molto spesso usate con sfumature di significato diverse da quelle che avevano in origine e che oggi cambiano a seconda della situazione.


Facciamo un passo indietro e prendiamo un verbo greco da cui far partire la nostra riflessione: κρίνω ("krino"). Tale verbo ha vari significati: distinguere, separare, dividere, scegliere, decidere, giudicare, approvare, stimare, sentenziare, citare in giudizio, investigare, esaminare, ecc...



Guardando a tutti questi vari significati, non possiamo non dedurre che da krino derivi un'altra parola: κριτής ("krites"). In greco κριτής significa "giudice, arbitro" e da origine ad un termine molto familiare al nostro odierno italiano: κριτήριον ("kriterion").


Oggi quando pensiamo al "kriterion" o meglio al "criterio" subito intendiamo un mezzo o una misura per giudicare qualcosa, una regola, norma; anticamente però il "kriterion" era il "luogo dove si giudicava", quello che noi oggi conosciamo come "tribunale" (ovvero il luogo dove opera il κριτής, il giudice appunto).


Ovviamente però questo non è il solo significato attribuito a kriterion: rimanendo sempre in ambito giuridico, per "criterio" si intendeva anticamente anche "il modo per giudicare il vero dal falso, regola", significati che saranno poi raccolti nel termine latino "iudico" (giudicare) oppure in "iudicium" (giudizio), che rispettivamente indicano l'azione compiuta dal giudice e il suo verdetto.


In latino esiste però anche un'altra parola per indicare il "criterio" che è "regula" ma è un ulteriore significato aggiuntivo che oggi in italiano usiamo come sinonimo di criterio: "fare le cose secondo un certo criterio" è un po' infatti come voler dire"fare le cose seguendo una certa regola".



Ritornando però all'insieme di parole nate da κρίνω (krino), possiamo aggiungerne un'altra: κριτικός ("kritikos"). Nell'antica terra ellenica "kritikos" era qualcosa concernente il giudicare, qualcosa di decisivo, sfumatura che si è mantenuta anche oggi; definiamo infatti condizioni critiche o uno stato critico quando si giunge ad un punto in cui urge una decisione o un giudizio definitivo che giunga a cambiare le sorti di una situazione o a risolverla.


Da "critico" però in italiano abbiamo anche il verbo "criticare", spesso usato con due sfumature di significato diverse, una spesso negativa e una, a volte, positiva. Usiamo infatti "criticare o fare una critica" quando rivolgiamo giudizi e opinioni verso qualcosa o qualcuno (spesso anche negativamente); però è vero anche che usiamo un certo senso "critico" quando facciamo le cose con massima precisione, meticolosità, con giudizio... insomma usando un certo "criterio"!


Esiste un termine simile anche in latino, "criticus" ma è un termine di chiara provenienza greca che serve ad indicare solamente il "metodo critico" (critica ratio), ma per il resto il latino per indicare la "critica" si rifà al termine "iudico/iudicium":


aliquid iudicare ---> fare la critica/criticare qualcosa

iudicio adhibere ---> usare la critica

Infine, altro termine che possiamo inserire in questo gruppo di parole è κρίσις ("krisis"). In greco κρίσις significa "scelta, separazione, giudizio, lotta, contesa, lite, esito, risoluzione". 


Oggi usiamo "crisi" per indicare un momento difficile che nasce da una lotta (interiore o esteriore che sia), un momento che implica necessariamente una risoluzione, una scelta, e spesso a seconda dei casi, anche una separazione. 


Possiamo dunque dire che il termine "crisi" così come lo usiamo oggi ha mantenuto, esplicitamente o implicitamente che sia, le sue antiche e originarie sfumature.

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