sabato 5 agosto 2023

Origine dei modi di dire: FARE LA FIGURA DEL CIOCCOLATAIO


Uno dei tanti modi di dire che abbiamo in italia per esprimere il concetto di "fare una brutta figura" è "fare la figura del cioccolataio". Questa espressione è largamente diffusa soprattutto nel Nord, in particolare in Piemonte, ma non è raro sentirlo anche nella Lombardia nordoccidentale, fino a Milano e dintorni. Tuttavia, l'origine sarebbe proprio piemontese e, in particolare, torinese.

Nel XIX secolo, Torino era una delle capitali europee della produzione di cioccolato: a quel tempo lo si consumava come bevanda, specie nelle case nobiliari, ma proprio qui pare che sia nato il cioccolatino, cioè il cioccolato in composizione solida (pensiamo solo al Gianduiotto, a base di cacao e nocciole, tipiche di questa regione). E il mercato del cioccolato era così fiorente che i "cioccolatai" si dice che si potessero permettere di viaggiare in carrozze sontuose, al pari se non più di aristocratici e dignitari di corte. La tradizione racconta infatti che vi fosse un produttore di cioccolato talmente ricco da poter viaggiare per la città con una carrozza trainata da quattro cavalli, mentre di solito quelle dei nobili erano trainate solo da due, compresa quella del Re di Sardegna. Risentito di ciò, il monarca sabaudo richiamò il "cioccolataio" e lo rimproverò sonoramente, invitandolo a non viaggiare con carrozze più sontuose della sua e di quelle della sua corte, perché un Re non si poteva certo permettere di fare "na figura da cicolaté".

L'episodio è riportato nelle Voci e cose del vecchio Piemonte raccolte dallo storico Alberto Viriglio. Un'altra tradizione meno accreditata vuole che il "cioccolataio", sempre per la sua vistosa carrozza, venisse proprio scambiato per il Re in persona, facendogli dunque fare veramente la figura del "cicolaté". Che sia vero o meno, l'espressione prese presto il significato prima di "sfigurare" poi di "fare una brutta figura" vera e propria. Inoltre, data la sua diffusione, si pensa che sia questo il motivo per cui i produttori di cioccolato preferiscano oggi farsi chiamare non più "cioccolatai" ma cioccolatieri.

Etimologia delle Parole: HAPAX (Legomenon)

 


A chi studia filologia e linguistica, o in genere umanistica, sarà capitato di sentir dire qualche volta la parola Hapax Legomenon. Ma cosa vuol dire? E' un'espressione che viene dal ἅπαξ λεγόμενον e significa “detto una sola volta” e si intende generalmente una parola che, in un corpus di opere di un autore o ancor meglio di tutto il sistema letterario di una lingua, compare una sola volta. È vero che si possono avere casi di dis, tris o tetrakis legomenon, cioè parole che occorrono in tutto il sistema letterario anche due, tre o quattro volte ma solitamente quando si parla di Hapax, si intende nello specifico parole rare che compaiono una sola volta.

lunedì 1 maggio 2023

Etimologia delle Parole: BARBARO

In principio erano barbari…?

Per saperlo dobbiamo andare nel Vicino e Medio Oriente ma di molti millenni fa, là dove la scrittura e la storia iniziarono il loro corso, e dove oggi possiamo trovare le tracce di unità tra due parole: lingua e nazione.

Tralasciando la narrazione biblica della torre di Babele dalla quale iniziò, secondo il mito, la moltiplicazione degli idiomi e dei popoli, risulta invece curioso sapere come inizialmente la divisione tra lingua e nazione non vi fu in quella mezzaluna fertile che studiamo sui libri sin dalle elementari.

Nell’antica Mesopotamia, terra che ha visto passare regni, dinastie e primi imperi, i vari popoli, abituati a spostarsi da una terra all’altra, non si posero mai il problema della “nazionalizzazione”, ma abbracciarono nel corso della loro storia stirpi diverse e adottarono più lingue comuni (aramaico, elamico, eblaita, ittita, accadico, persiano…) che coesistevano come lingue amministrative, ufficiali e in parte religiose. Molti sono gli esempi di stele e tavolette con testi scritti in tre lingue diverse: si pensi ad esempio alla Stele di Rosetta, scritta in geroglifico, demotico e greco ma anche le Iscrizioni di Bisotun dove il testo che circonda le immagini è scritto in babilonese, persiano ed elamita.

Detto questo, allora, da dove nasce il concetto di Barbaro come straniero e diverso?