A chi studia filologia e linguistica, o in genere umanistica, sarà capitato di sentir dire qualche volta la parola Hapax Legomenon. Ma cosa vuol dire? E' un'espressione che viene dal ἅπαξ λεγόμενον e significa “detto una sola volta” e si intende generalmente una parola che, in un corpus di opere di un autore o ancor meglio di tutto il sistema letterario di una lingua, compare una sola volta. È vero che si possono avere casi di dis, tris o tetrakis legomenon, cioè parole che occorrono in tutto il sistema letterario anche due, tre o quattro volte ma solitamente quando si parla di Hapax, si intende nello specifico parole rare che compaiono una sola volta.
Un Hapax può essere, nel campo della filologia, di grande
aiuto per tutti quegli studiosi che cercano a volte con fatica di attribuire la
paternità di un manoscritto a un autore: se una parola in tutta la letteratura
è stata utilizzata da un autore e poi se ne riscopre la presenza in un altro
manoscritto, è con tutta probabilità possibile che quel testo sia da attribuire al
medesimo autore (sempre con le dovute cautele del caso).
Ci sono esempi di Hapax in varie letterature, da quella
greca a quella latina a quella italiana o addirittura quella biblica ma anche
inglese e francese. Lucrezio, ad esempio, nell’apertura del suo poema, il De RerumNatura, fa ricorso, agli aggettivi navigěrum (“ricco di navi”) e frugiferentis
(“portatrici di messi”); solo a Catullo viene attribuito il diminutivo
solaciolum che in italiano viene tradotto con “piccolo conforto”.
Anche Dante, nella sua variegata produzione letteraria, non
ha perso occasione di inserire un termine da lui coniato e utilizzato come ramogna o lo stesso suo nome Dante, che compare una sola volta
nel XXX canto del Purgatorio. Aggiungiamo infine un ultimo esempio, per questo
articolo ma non per la filologia: la parola ultrafilosofia inserita da Giacomo
Leopardi nella sua opera, lo Zibaldone.
Nessun commento:
Posta un commento