Poveri gatti, nei proverbi e nei modi di dire popolari della tradizione italiana non hanno davvero pace.
Prendiamo ad esempio i tre famosi modi di dire:
- Qui gatta ci cova
- Avere una bella gatta da pelare
- Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino
Ma torniamo ai primi tre. Le domande sono due:
- Perché i proverbi citano sempre la Gatta e non il Gatto?
- Cosa significano?
Quanto invece alla domanda 2, viene spontaneo chiedersi: perché si usa dire "gatta ci cova" quando in realtà la gatta non cova affatto ?. Il fatto che "la gatta covi" sta proprio ad indicare "qualcosa che non quadra, che stona" e che quindi sembra alquanto sospettosa.
"Pelare una gatta" invece nel senso italiano di tosare non è una delle attenzioni amate dai felini che di sicuro bisogna aspettarsi reagiscano tutt'altro che positivamente all'idea (graffi e attacchi poco carini sono da mettere in conto), specialmente le gattine, quindi quando si usa questo modo di dire è normale pensare che "la gatta da pelare" indichi allegoricamente qualcosa che di sicuro "non sarà affatto facile da attuarsi"
Ma andiamo al terzo modo di dire: secondo varie ipotesi popolari questa espressione è ricollegabile ad un evento che di frequente accadeva in passato; quando il lardo veniva affettato sul tagliere con la mezzaluna, e si avevano gatti in casa poteva esserci il rischio che, nel tentativo furtivo di sottrarre qualche pezzetto.... bè si insomma per errore le zampine del povero micetto... accidentalmente.... diciamo che si potessero gravemente far male.
Da qui dunque il significato allegorico dell'espressione che "chiunque compia un'azione sconsigliata o addirittura proibita perché pericolosa, alla fine rischia di subirne brutte conseguenze.
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