domenica 31 gennaio 2016

Etimologia delle Parole: SALA




In Sala… si parla longobardo!

Quando si parla di lingua italiana, spesso e sovente si cade nell’errore di considerare prevalente l’apporto etimologico greco-latino, mentre gli altri come minoritari, “importati” rispetto al substrato autoctono, o peggio di poco conto.

In questa categoria “secondaria” viene spesso, a torto, inserito anche il patrimonio etimologico derivato dalle lingue germaniche, con straordinaria preminenza del longobardo, che invece può rivaleggiare con il greco e il latino in quanto a formazione non solo del nostro idioma, ma addirittura della nostra storia, del nostro diritto e della nostra cultura.

Il giustoricista conosce bene il peso della “longobardità” nel diritto italiano e proprio in base ai suoi studi è capace di cogliere meglio degli altri quante parole italiane derivino dal longobardo e in particolare dal longobardo giuridico. Questa “prepotenza” del longobardo è tale da insinuarsi addirittura… in casa nostra! C’è un luogo della nostra casa, infatti, che “parla” longobardo al 100%. 

È una parola che non solo deriva dal longobardo, ma addirittura non ha incontrato, nei secoli, modificazioni significativi, rispetto all’originale. Mi riferisco ovviamente alla “Sala” (altrimenti detta “soggiorno”), che, oltre al luogo della casa principalmente dedicato alle attività comuni (diverse cioè da quelle che normalmente si svolgono in bagno, in camera da letto o in cucina), in alcuni contesti designa anche una “stanza di considerevoli proporzioni” (il ché è vero anche all’interno della casa, dato che il soggiorno di solito è anche la stanza più grande fra tutte).

L’origine di questa parola viene fatta risalire proprio ad una istituzione capitale dell’ordinamento longobardo che è la “sala”, appunto, cioè “l’assemblea degli arimanni”. Costoro (dal longobardo heer: comandante” e “man: uomo”) erano la categoria sociale fondamentale della società longobarda. Facile immaginare che, con il passare del tempo, il termine Sala sia passato a designare il luogo fisico ove questa assemblea si radunava.

Per il periodo più arcaico non è del tutto escluso che questi luoghi fossero anche spazi aperti (o addirittura luoghi geografici ben precisi, come attestato da alcuni toponimi di chiara origine longobarda, come “Sala Baganza” in provincia di Parma); certo è che, con la civilizzazione dei longobardi, le “Sale” hanno cominciato a radunarsi in luoghi fisici chiusi. Dato poi il sicuramente non esiguo numero di partecipanti, è chiaro che nemmeno questi luoghi fossero di dimensioni contenute. Quindi, da questi “luoghi di riunione”, la “Sala” ha incominciato a designare, fra le stanze in cui si spartisce lo spazio di un edificio, quella di dimensioni più estese ed in seguito quella espressamente dedicata al vivere quotidiano.

Nel castello medievale e nelle dimore signorili dei secoli successivi esisteva la c.d. “sala comune”, che spesso coincideva con la “sala da pranzo” (espressamente dedicata ai pasti, che però venivano preparati in un luogo diverso, le “cucine”) o con la “sala da ballo” (espressamente dedicata alle danze). Esisteva poi la “sala da bagno” (dove appunto si “faceva il bagno”, non i propri bisogni a cui invece era espressamente destinata la “latrina”, mentre oggi la “latrina” e la “sala da bagno” si sono uniti in un unico ambiente, che è il “bagno” appunto). 

Esistevano poi (ed esistono tuttora) luoghi ristretti, di solito dedicati allo svago (le “salette”). Esistono le “sale d’attesa”, i “saloni d’esposizione”… vari tipi di “sale” quindi, ognuna differente a seconda della destinazione d’uso e della dimensione. Se dovessimo concentrarci poi sull’origine più strettamente giuridica del termine “longobardo”, noteremmo che nella maggior parte dei casi le “sale” non hanno poi perso così tanto il loro uso generale di “luogo ove ci si riunisce”

Tutti coloro che “attendono” si riuniscono in “sala d’attesa”; dopo cena, la famiglia si riunisce in soggiorno (la “sala” per eccellenza, potremmo dire); i visitatori di una mostra si riuniscono nel “salone delle esposizioni” etc… il tutto giustificato dal fatto che la vera origine di questa parola non designava un luogo fisico, bensì un consesso, un’assemblea di più persone, la “sala degli arimanni”, appunto.

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